Di Pierfranco Bruni©
Luna
Bianca e Tramonto sull’Orizzonte
pagg.
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Luna
Bianca: “Quando il sole sarà sceso sino
al
tramonto non raccontare più silenzi. Riprendi la
voce
e fai cantare il vento sul mare. Così ascolterai
i
sogni del tempo. Non vedi che l’accampamento è
vuoto.
Le donne e i bambini si sono nascosti sotto
la
montagna. La paura avanza”.
Tramonto
sull’Orizzonte: “Non temere. Le stagioni
sono
nella mia amicizia e i giochi dell’infinito
restano
nel mistero. Nessuno ti farà del male. Devi
però
saper scegliere tra la solitudine e il silenzio e
la
disperazione e la tristezza. Sta in te”.
Luna
Bianca ascoltò le parole e poi intonò una
recita:
“Padre scioglimi le corde dei capelli e tracciami
i
solchi sulla guancia. Voglio vestire gli abiti
dei
guerrieri per combattere l’agonia del silenzio
e
la malinconia della disperazione.
Scioglimi
le mani.
Voglio
restare libera.
Almeno
per questa sera”.
Tramonto
sull’Orizzonte cantò:
“Oblio,
solo oblio.
Io
non combatterò.
Ho
perso tutte le guerre.
E
poi ho vinto il racconto delle guerre.
Lasciamo
almeno che il sogno dell’attesa si
faccia
destino.
Non
vedi che il fiume non smette di scorrere
sangue.
Ci
vuole il coraggio del silenzio.
Tutti
hanno la parola come freccia.
Ma
tu resta con me.
Ad
accarezzare la notte che avanza.
Senza
nostalgie ma con lo sguardo nello sguardo.
Lascia
che qualche freccia giunga sino alle
nostre
tende.
Noi
siamo invulnerabili.
Perché
portiamo il mistero in noi”.
Tramonto
sull’Orizzonte si domandò: “Quante
lune
dovrò ancora raccontare prima che possa
giungere
la luce dell’orizzonte?”.
Luna
Bianca rispose: “Ascolta le onde del mare.
Ti
diranno che la luce dell’orizzonte è soltanto nei
tuoi
occhi. Non chiedere altro. Tutto ciò che hai
non
venderlo alla pioggia. Ma conservalo sino...
a
quando la notte non incontrerà l’alba e le parole
si
faranno silenzio”.
Luna
Bianca guardò Tramonto sull’Orizzonte
e
si incamminò verso il deserto. All’indomani la
trovarono
su uno scoglio di sabbia. Pregava una
antica
canzone indiana e la sua voce era portata
dal
vento.
Luna
Bianca disse ancora a Tramonto sull’Orizzonte:
“Non
dubitare mai. L’amore ha un suo
senso
se l’amore conosce certezza. Le nuvole sono
nel
capriccio del vento. Tu ama. Semplicemente
ama”.
E Tramonto sull’Orizzonte rispose: “Io ti
cerco
per sconfiggere non solo la mia solitudine
ma
per offrirti l’amore. Il resto è nella foresta. Non
mi
servono le asce. Fai in modo di restare nella
mia
tenda”.
Tramonto
sull’Orizzonte: “Non credere che
l’aurora
sia sempre come chiarore che lacera il
buio.
Nell’aurora ci sono dettagli che bisogna leggere,
capire,
interpretare. E ci sono tristezze. Tante
sono
le tristezze che si intrecciano alle malinconie.
Io
ho vissuto una vita cercando di sconfiggere le
nostalgie.
Ma sono sempre il sale sulla ferita. Nostalgie.
Ricordi?
Io non vado più rincorrendo nostalgie.
Nel
gioco infinito delle parole che pesano
tutto
chiede il conto. Sono stanco. Sono veramente
stanco.
Il mio accampamento vive di solitudini e
la
mia tenda è in balìa del vento. Sono passati gli
anni,
gli amori, i viaggi. Non ho più frecce e la mia
ascia
non so lungo quale fiume resta seppellita”.
Luna
Bianca: “Da giorni ti sento con la voce
sbattuta
dalle maree. Hai perduto il sorriso. Non
c’eri
alla danza dell’altra notte. Il fuoco, le fiamme
che
cercavano la luna, le stelle nella corsa dell’Orsa
Maggiore.
Ma tu non c’eri. Hai raccontato storie
lungo
le pagine dei silenzi ed hai scritto misteri
mai
rivelando segreti. Tu sai e io so che i segreti
sono
un intrecciare di rughe. I segreti restano e le
rughe
scavano tra le piante della tua esistenza. Ci
sono
radici. Parole mai taciute e sempre perdute
ma
anche ritrovate. Non voglio vederti triste. Sei
antico
navigante, guerriero, danzatore intorno ai
falò”.
Tramonto
sull’Orizzonte: “Parlo di tristezze ma
non
mi lascio aggredire. Sono stanco certamente.
Non
ho guerre da combattere e neppure fogli di
carta
da piegare tra le vele del tempo. Vorrei soltanto
ascoltare
il silenzio. Restare su uno scoglio
di
mare o di montagna. Ascoltare e osservare. Nel
vuoto
non c’è il vuoto. Ci sono lontananze. Le lontananze
mi
appartengono e non penso ai distacchi.
Ho
la voce impastata di maree e non credo però
che
le maree possano vincere. Se credo nel vento
del
deserto anche il vento del mare mi è amico”.
Luna
Bianca: “È difficile poter restare vicina
alle
tue parole. Sono pellegrinaggi. Le tue parole.
Ma
io cercherò di restarci dentro. E quando non
mi
sarà possibile sarò io parola. Resta con me.
Non
colorarti più il viso. I tuoi bracciali e le tue
collane
sono segni nell’attesa. So che vivi l’attesa e
la
solitudine. Ma io sono qui. Resto con te. Dentro
di
te. Non mi parlare con lo sguardo delle ombre.
Parlami
con gli occhi dell’aurora”.
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